“La mia storia per DEA” di Stefania Mancini
“La mia storia per DEA” di Stefania Mancini
60 anni, moglie, mamma e nonna felice. Figlia di un falegname (imprenditore di una bellissima “bottega” con diversi lavoranti), in una famiglia numerosa. Ho frequentato la prima scuola superiore sperimentale di informatica a Roma e, dopo il diploma, sono entrata subito nel mondo del lavoro delle softwarehouse.
Ho percorso tutta la gavetta: programmatore, analista, capoprogetto, responsabile di area, responsabile di filiale. A 30 anni il grande salto: insieme a mio marito, abbiamo fondato la prima di diverse società (cedute poi a varie multinazionali) tutte caratterizzate dall’obiettivo di realizzare soluzioni tecnologicamente innovative.
Il mio lavoro
Mi concentrerei però sull’azienda attuale, la I-Tel, una PMI che vuole sostenere quanto, con fatica, sta cercando di fare in Italia il team dell’Agenzia per il Digitale, nonché quanto normato dal CAD – Codice Amministrazione Digitale e cioè: portare innovazione nella Pubblica Amministrazione. Come nasce questa idea? Utilizzando, come tutti, i servizi pubblici e rendendomi conto del divario incredibile tra le modalità di prenotare un viaggio, usare l’home banking, acquistare on-line (tutto facilissimo), rispetto agli iter burocratici della P.A. (veramente tanto complicati).
Il mio lavoro è diventato proprio questo: realizzare soluzioni innovative per la P.A. – o meglio per i cittadini – per erogare e ricevere flussi di informazioni in multicanalità (telefonate automatiche, SMS, mail, instant messaging, chat, chatbot, APPs, videocall) al fine di migliorare i processi, ottimizzare i servizi, governare gli eventi e tagliare gli sprechi. La cosa interessante è che ci colleghiamo agli applicativi gestionali già in uso presso la P.A., utilizzandone i dati – quindi nulla cambia proceduralmente – ma il risultato è la trasparenza, ottenendo anche un netto vantaggio in termini di ritorni economici, di sostenibilità e di immagine. In altre parole, rendiamo “social” gli applicativi gestionali della Pubblica Amministrazione (sempre purtroppo molto datati), eliminando prima di tutto la carta e facilitando così le comunicazioni, finalmente digitali, tra struttura organizzativa e: assistiti (in sanità), cittadini (per enti locali e utilities), dipendenti (uffici Risorse Umane).
Raccontare in poche righe perché è interessante quello che sto facendo è complicato, ma credo (spero) di essere riuscita a trasmettere la mia professionalità e la mia vocazione. Mi piace anche dire che, oltre alla tecnologia, nei sistemi da noi ideati c’è tanta creatività, nonché la reale e risoluta volontà di contribuire ad un’Italia migliore.
Mi fa molto piacere pensare che, nel nostro piccolo, rappresentiamo un’eccellenza riconosciuta a livello nazionale sia per le competenze tecnologiche, ma anche (e soprattutto) per quelle etiche.
Dal 2013 ad oggi, abbiamo collezionato oltre 40 premi. Si tratta di riconoscimenti prestigiosi, tra cui: Forum PA10x10, CittadinanzaAttiva, Politecnico Milano Agenda Digitale, eHealth4All, About Pharma Digital Awards. Da segnalare anche il primo premio di Confindustria Innovazione “Excelsa Awards” e il mio riconoscimento personale #InspiringFifty dove sono stata nominata tra le 50 donne più influenti in Italia nel mondo della tecnologia.
Prossima sfida personale? Dopo aver conseguito la laurea in lettere nel pieno della pandemia, il mio obiettivo 2021 è far diventare I-Tel una società Benefit.
L’universo femminile
La mia è un’anima femminista da sempre. D’altra parte, i cortei e le manifestazioni delle streghe, gioiose e beffarde, devono pur aver lasciato un segno. Quanti ricordi e quanti sogni! Volevamo tanto e combattevamo per ottenerlo.
Oggi, cerco di unire due mondi apparentemente così diversi: tecnologia e femminile, perché sono convinta che le donne possano dare un reale valore aggiunto nella realizzazione di queste soluzioni tecnologiche, in quanto il loro naturale “occuparsi” e “preoccuparsi” degli altri, le porta a sviluppare sistemi che siano veramente inclusivi, creativi e semplici da utilizzare anche per chi non è proprio preparato digitalmente.
Eppure, ahimè, su 10 tecnici, il rapporto è 9 uomini e 1 donna.
E così arriva Inspiring Fifty che nasce in Olanda un po’ di tempo fa. Poi piano piano si allarga in Europa. Nel 2018 arriva in Italia e vengono scelte 50 donne come modelli di ispirazione per lo specifico ambito lavorativo STEM. L’obiettivo è proprio quello di ispirare le giovani donne, facendo nascere spontanea una domanda: se lei ci riesce perché io no?
Dopo Inspiring Fifty, sono entrata in contatto con Inclusione Donna, una rete nata dall’idea di 2 grandi donne: Carolina Gianardi e Sila Mochi. Oggi Inclusione Donne è composta da 65 Associazioni e Community (per un totale di 40mila donne) + 40 ambassador coinvolte a livello personale. Il nostro obiettivo è portare all’attenzione delle istituzioni diverse istanze che devono trovare risposta.
Infine, un altro grande incontro è quello con Arianna Pigini e l’Abbraccio del Mediterraneo, associazione che ha l’obiettivo di supportare la Convenzione di Istanbul e di velocizzarne la ratifica da parte dei paesi europei che ancora non hanno sottoscritto l’accordo. Il trattato si propone di prevenire la violenza, favorire la protezione delle vittime ed impedire l’impunità dei colpevoli. La convenzione è stata ratificata da 34 stati membri contro i 47 totali. La Turchia che era stato il primo paese firmatario nel 2012, proprio quest’anno ha revocato la propria partecipazione alla convenzione.
Insomma, c’è molto da lavorare: l’Italia è in coda nel gender gap in Europa, meglio solo di Grecia, Malta e Cipro. Inoltre, nella classifica del World Economic Forum siamo al 76esimo posto su 153 nazioni nel 2019 (eravamo 70esimi nel 2018). Siamo al penultimo posto in Europa nell’occupazione femminile (49% rispetto alla media europea che è del 62%). La rappresentanza delle donne al Governo è bassissima: un terzo dei ministri dell’attuale governo sono donne (8 su 23). E la pandemia non ha aiutato.
Dobbiamo fare rete, dobbiamo credere in quello che vogliamo, dobbiamo farci ascoltare e così, passo dopo passo, andiamo avanti.